I LIMITI DELLA DEMOCRAZIA DIRETTA
21/03/2018
Ci si deve chiedere
perché nel tempo della democrazia elettronica, quando il
computer e la rete la consentono, questa non sia stata avanzata dalle
istituzioni (per esempio, non ancora dal M5S). Le istituzioni,
democratiche, nel bene e nel male, agiscono secondo un’ottica del
“controllo”, svolta dalla funzione di intermediazione
politica, detta “rappresentanza” (elettorato passivo): deve
essere stato valutato, a livello politico e amministrativo, che una
forma di democrazia elettronica non consente questa funzione, oppure
andrebbe nella direzione di contrasto dei cosiddetti “poteri
forti” (volti a un controllo antidemocratico del processo
democratico).
Democrazia elettronica può
significare molte cose, alcune delle quali a impatto non politico. Ad
esempio, (1) anziché andare a votare al seggio (coi costi
dell’organizzazione), lo si potrebbe fare da casa, tramite
internet (qui quindi si pone il problema della sicurezza del voto
elettronico). Questo esempio si applica alla (2) votazione delle leggi,
e (3) dell’elettorato passivo. Ma anche per la (4) votazione di
un referendum, e si osserva che il voto da casa, tramite la rete, (5)
consentirebbe l’immediato e facile raggiungimento del quorum.
Questa funzione di controllo, si
è detto, è svolta alla funzione di intermediazione, la
rappresentanza. Essa avviene in Italia “senza vincolo di
mandato” (art. 67 cost.). Perché ? Il maggior limite della
democrazia elettronica è che tramite essa la popolazione
potrebbe formulare leggi, e votarle, facendole approvare e divenire
leggi dello stato, che siano mere espressioni di desideri a contenuto
fortemente anarchico e caotico. L’esempio che si può fare
è quello che il popolo approvi una legge che desse 1 milione di
euro a tutti i 60 milioni di cittadini (…).
L’assenza di vincolo di mandato è l’essenza della rappresentanza politica.
La fondamentale mediazione politica
dei parlamentari, rappresentanti del popolo, consiste nell’essere
guida della sua volontà, in modo da neutralizzarne gli istinti
di mero desiderio, e creare leggi, in parlamento, sagge, che ne
consentano un equilibrato progresso, tenuto conto
dell’inevitabile conflitto sociale.
La democrazia elettronica
consentirebbe la creazione di leggi, e anche il governo dello stato,
senza questa mediazione, e quindi farebbe implodere l’organismo
statale e sociale.
Ma non sempre, si può
ipotizzare, i ceti politici dirigenti fanno il loro dovere nella
creazione delle leggi. Ecco quindi che la democrazia elettronica, che
potrebbe essere ben governata, viene rifiutata da essi, perché
consentirebbe la soluzione di queste problematiche: cioè quelle
implicate da un processo legislativo finalizzato esclusivamente alla
protezione dei rappresentanti, dei loro privilegi, e del potere della
burocrazia. Ad esempio, un potente strumento, in questo senso, di essa,
(6) sarebbe quello di far decadere immediatamente i politici (e non
dopo la fine del loro – lungo - mandato), tramite voto popolare
elettronico, qualora giudicati, subito, inadatti.
La correzione della democrazia
elettronica, nella direzione della protezione della funzione della
mediazione politica, consiste nel votare, in modo tradizionale, un (7)
“comitato” preposto alla (8) selezione delle leggi (9)
proposte direttamente dalla gente, in modo da (10) sottoporre ad
approvazione, tramite voto elettronico, solo le leggi che non siano
espressione di desideri caotici e anarchici, ma dotate di saggezza,
cioè funzionali ai concreti interessi del corpo sociale. Questa
votazione garantirebbe sia l’esistenza e permanenza della
mediazione, sia la sua legittimazione democratica.
gp