PER LINKEDIN – 02/03/2018
ANALISI DELLA DEMOCRAZIA
Il concetto di democrazia ha tre accezioni:
1.- è il potere del popolo;
2.- come tale, è un ideale;
3.- è invece anche uno strumento di controllo sociale delle masse.
Il primo significato fa riferimento al significato etimologico del
termine. Il re esercita nella monarchia (= potere di uno solo) il suo
potere sul territorio dello stato. Allo stesso modo, i cittadini sono
“tanti re”, che esercitano, insieme, il loro potere sul
territorio dello stato (oggi, a carattere nazionale). La natura del
potere del re è sia di difesa (incolumità della famiglia
reale), sia economica: egli difende la sua proprietà, che
coincide con tutto lo stato (in questo senso nella monarchia i
cittadini, detti sudditi, vivono “sopra” la
proprietà del re). Allora anche nella democrazia i cittadini
dovrebbero avere una sovranità di tipo economico. Si osservi ora
questo cartello elettorale, presente in una via di Pordenone:
Con questo slogan questa formazione politica intende dire agli elettori
questo concetto: “la democrazia è potere del popolo che,
se esercitato, consente di risolvere anche i suoi problemi
economici”. Come potere mio, tuo, di tutte le persone, la
democrazia esprime un ideale (secondo significato).
Nell’800 si afferma la borghesia, anche massonica, ma essa non
è “ceto medio” (quello che creò il successo
elettorale del fascismo in Italia e del nazismo in Germania, come
reazioni, di tipo industrial-padronale, alla crisi economica del
’29): essa è l’unione del ricco capitalista e del
sistema di difesa, che lo protegge (verso l’interno e verso
l’esterno dello stato). La borghesia, nel passaggio dalla
monarchia alla democrazia (1789: rivoluzione francese), toglie ai
cittadini la “sovranità economica” (che nella storia
non si è mai realizzata), perché la sovranità
viene superata/scavalcata dalla proprietà, che viene detenuta
dai ceti ricchi (élite) e così sottratta alle masse (ad
esempio, in Africa e nell’America Centrale e Latina), con
l’effetto che, esercitandosi la sovranità col voto
popolare (“io, cittadino, voto il rappresentante/politico che
esercita al posto mio il potere, governativo, sul territorio dello
stato), questo viene svuotato dell’effettivo potere, di natura
economica.
Si viene così al terzo significato della democrazia.
Le élite sono vessatorie e dominanti, ma questo perché
ciò rientra nella natura dell’uomo, e quindi anche le
masse (ciò che Marx non ha capito e Freud da detto) hanno
tensioni vessatorie e dominatrici, verso se stesse e verso le
élite. Ecco che la democrazia diventa il modo,
“simbolico”, con cui si consente alle masse di avere
l’impressione di controllare il proprio destino (anche
economico…), nell’esercizio del proprio potere, col voto
politico, sul territorio dello stato. Nella democrazia il voto ha
l’effetto psicologico di dare alle masse l’impressione di
esercitare un effettivo potere sullo stato, e così sul proprio
futuro. Ciò è solo un’impressione psicologica, che
determina comunque il beneficio (per le élite) di consentire
alla popolazione (elettorato attivo) lo “sfogo” della
propria volontà di dominio, e anche di essere servita (dai ceti
politici rappresentanti: elettorato passivo).
La crisi della tornata elettorale del 4 marzo, in Italia, con
l’impressione di un’ondata di astensione, è dovuta
al fatto che la società italiana è sempre meno quella dei
“2/3” (la maggior parte della popolazione che ha lavoro e
benessere; la percentuale che garantisce al sistema di
“tenere”), per cui la gente percepisce sempre meno il voto
come efficace per la propria vita (decisa dall’economia di
mercato), con la conseguenza che viene meno il terzo significato della
democrazia come strumento di controllo sociale.
Quell’impressione, quell’effetto psicologico decade
nell’avvenuta consapevolezza che a decidere il proprio futuro
è l’assetto sociale del regime della proprietà e
non quello politico della sovranità, dalla prima
superata/scavalcata. La crisi della democrazia occidentale è
quindi la crisi della sua “funzione di inganno”. Questa
veniva espressa da Luigi Einaudi nelle sue “Prediche
inutili” con queste parole (riportate dal Corriere della Sera):
“quando si comprese che non si poteva spaccare la testa alle
masse, le si fece votare”.
gp